Cari docenti – di Enrico Maria Villari

Cari docenti,

Proprio in vista di questo anno così complicato, voglio rivolgere un pensiero particolare a tutti voi. Io non vedo come, nel nostro attuale sistema scolastico, la formazione di oggigiorno, possa valorizzare i talenti di noi studenti.

La classe: soffermiamoci su questo folle concetto: tante persone con ambizioni, talenti, necessità, intelligenze, cosi diverse, relegati in una piccola aula nella quale ad ognuno viene inculcata la stessa conoscenza, senza riflessione, senza emozione. Non è forse lo scopo dell’educazione, quello di attivare il pensiero critico, l’intelligenza innata di ognuno di noi, piuttosto che valutare la capacità di ingurgitare e degurgitare informazioni in un interrogazione? Questo precario ed oramai antiquato sistema di formazione e di istruzione delle giovani menti, è paragonabile ad un medico, che a tutti i suoi pazienti con patologie, fisici, bisogni e difetti diversi, somministrasse la stessa medicina. Una strage! Ebbene se dal punto di vista teorico le cose non possono funzionare, non lo faranno certamente da quello meccanico. Tutti gli elementi, gli ingranaggi, della scuola, dovrebbero coesistere in una armonia, in cui ognuno si sente libero di esprimere se stesso, i suoi pensieri, dialogare con i coetanei, elaborare pensieri novelli; ma invece ci troviamo in un mondo dove lo studente medio è scoraggiato a chiedere di andare al bagno, il tempo è scandito a suon di campanelle, tutto è regolato da un ente propagandato come superiore. Questa voi la chiamate armonia, io dittatura! Percepisco questo messaggio che voi professate essere una richiesta di partecipazione attiva alla vita scolastica ed alla collaborazione, come un escamotage per mettere le mani avanti, in vista di una assenza totale già vista durante il precedente lockdown, dell’inefficacia della DAD e della didattica in generale. Perché parlare di vita scolastica? Non dovrebbe essere l’apprendimento, come la scuola, luogo di piacere, piacere di IMPARARE, non di STUDIARE, di apprendere la nostra natura, non di trasmettere una rigida disciplina. Non un luogo dove la massima aspirazione dello studente medio è quella di guardare l’ora ed aspettare fine giornata.

Come molti dicono, l’anno scolastico è velato di incertezza, non curanti del fatto che questo sarebbe proprio il momento di cambiare.

In istituti in cui non si può interloquire con il compagno, non vi è un dibattito ma spesso un monologo straziante del docente posto innanzi a studenti deceduti interiormente, non vedo come la scuola possa essere palestra di vita sociale e spirituale, come possa rappresentare per noi studenti un luogo di aggregazione ed in cui si può mettere a frutto il tempo della nostra gioventù. Noi saremo il futuro, il futuro in cui tutti coloro che non hanno avuto la possibilità di riscatto alla nostra giovane età credono e ripongono le loro ferme speranze, noncuranti del fatto che la nostra scuola è l’ostacolo che proclamano averli arrestati. Troppo spesso sento adulti parlare della nostra spensieratezza, e brucio interiormente pensando all’ansia, la depressione, la paura che ogni giorno affligge migliaia di studenti le cui grida vengono soppresse dall’affermazione che studiare renderà famosi e felici e che non è poi cosi pesante come diciamo. Ebbene io voglio cercare di mettere un punto, amplificare queste urla, dare voce in capitolo a questi pensieri perché ne abbiamo il diritto! Perché se non possiamo tornare alla normalità, allora non ha senso ricominciare, perché se i docenti non riuscivano a catturare moralmente ed eticamente gli studenti non possono pretendere collaborazione nel momento di crisi, inseguito alla loro nullafacenza che solo durante il Covid si è palesata a tutti. Tanti Paesi del mondo avevano già cambiato ed i risultati sono evidenti e estremamente promettenti; altri hanno colto questi eventi come un’opportunità per cambiare, non una spalla su cui riversare lagrime e lamenti. Noi invece, siamo sempre dietro tutti, come sempre, anche sulla scuola. Perché come disse il grande Einstein, anch’egli contrario al nostro totalitario ed errato sistema scolastico: “Se si giudica un pesce da come si arrampica sugli alberi – passerà l’intera vita credendo di essere stupido”.

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